le lacrime ( non è debolezza )

 le lacrime, non è debolezza

Con la redenzione il piano divino si è tanto av-
vicinato al piano umano che ogni nostro gesto, a-
zione, pensiero stabilisce un personalissimo rappor-
to di fedeltà o di ribellione, di tristezza o di gioia
nei confronti di Dio. Questo fu vero quando Ge-
sù era << tra noi ››, ma continua a esserlo anche og-
gi in quello che noi chiamiamo << mondo sopran-
naturale ››. Anche oggi quando noi operiamo be-
ne o quando ci comportiamo senza dignità, quan-
do seguiamo la sua legge o la poniamo dopo alla no-
stra, quando cerchiamo la virtù o ci incantiamo al
facile fascino delle cose effimere, quando insomma
amiamo o sbagliamo, le nostre azioni non si per-
dono in un vago inafferrabile mondo anonimo, ma
costruiscono o distruggono il nostro personale rap-
porto con Dio. Il nostro perderci offusca sempre
qualcosa di personale e di vivo che da noi si allar-
ga fino a Dio, mentre la nostra gioia e la nostra
pace sono come un sereno cerchio concentrico che
da noi arriva fino al cielo. Lo disse esplicitamente
il Signore in una parabola famosa: « C'è più gioia
in cielo per una pecorella ritrovata che per le altre
novantanove rimaste al sicuro nell'ovile ›>.
Ma le lacrime di Gesù ci insegnano anche un'al-
tra verità che spesso siamo portati a dimenticare:
le lacrime sono un fatto quasi inevitabile nella vita
umana. Noi cerchiamo la gioia, ma per trovarla e
farla nostra dobbiamo passare attraverso il dolore.
Io compiango certa gente che dice: << Io non pian-
go mai, le lacrime sono segno di debolezza ›>. An-
che qui ci sono due estremi da evitare. Alcuni han-
no le lacrime facili e invece degli occhi sembrano
avere due spugne lacrimali che sprizzano fuori ac-
qua anche se li sfiora l'ala di una farfalla; altri, in-
vece, sembrano passare nella vita perfettamente pa-
droni di sé, quasi insensibili alle disillusioni, ai ro-
vesci, alla sofferenza. Spesso è soltanto questione di
carattere e spesso chi non piange è soltanto perché
inghiotte più facilmente le lacrime; ma poi il sale
gli brucia più a lungo dentro.

Comunque l'ora delle lacrime, presto o tardi, ar-
riva per tutti. Un progetto che fallisce, una persona
cara che ci lascia, un sentimento malcapito, una
sconfitta spirituale, tutti siamo esposti alla reazio-
ne dolorosa delle contraddizioni e dell'insuccesso.
Neppure il Signore è sfuggito alla prova degli oc-
chi che si gonfiano, delle lacrime che oscurano la
vista anche delle cose più belle. L”importante è di
non lasciarsi andare al pessimismo, cioè a quella
reazione che pietrifica tutta la vita, anche il bene.
Per crescere bisogna piangere; ma poi bisogna
asciugare gli occhi e riprendere la strada con più
chiarezza, con più fede, in Cristo.

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