E' così povero l'uomo,
da non avere neppure un buon pensiero, un buon desiderio che non gli venga dall'alto.
Da se stesso non può nulla, neanche desiderare di essere liberato dalla sua miseria., che egli non
conosce se non per mezzo di una luce soprannaturale.
Se la divina misericordia non lo prevenisse, egli languirebbe in una perenne impotenza di ogni bene.
Quanto più è abbondante dunque la grazia che gli è donata, tanto maggiore è il motivo di umiliarsi,
comprendendo ciò che egli sarebbe senza di essa, ciò che egli è per la sua propria sostanza.
Creatura insensata che ti inorgoglisci dei doni di Dio, che hai tu che non abbia ricevuto?
E se hai ricevuto, perché tanto orgoglio come se non avessi ricevuto? Bisogna che l'orgoglio si pieghi sotto questa parola, che l'uomo si umili davanti a Colui che solo lo trae dall'abisso, dove lo aveva precipitato la sua colpa.
L'uomo non sì eleva che abbassandosi.
Questo sentimento che ti umilia, invoca la grazia promessa agli umili con la quale
tu sei rivestito della forza stessa del Signore. Quanta riconoscenza noi dobbiamo a questo
Dio di bontà!
E che gli daremo in cambio di tanti benefici?
Nella nostra indigenza, dobbiamo offrire tutto il nostro cuore, che però è quanto Egli domanda alla sua povera creatura.
Che questo cuore gli appartenga almeno senza riserva; che niente lo divida; che esso non voglia
e non gusta altro che Dio, viva unicamente del suo amore, e cominci così sulla terra quella mirabile unione, la quale formerà più tardi la nostra eterna felicità.
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