la zizzania

 la zizzania
Forse è capitato anche a voi di vedere un cam-
po di grano nel momento più bello del suo ver-
de, un verde luminoso di imminenti promesse e,
ripassando dopo due o tre settimane, di ritro-
varlo precocemente ingiallito, con le spighe tristi
e vuote sotto il primo sole dell'estate, Cos'è avve-
nuto? Alla superficie pare che tutto sia normale,
ma se si osserva meglio al filo del terreno, sì vede
una ragnatela fittissima di erbe e di piccoli fiori
velenosi che si sono aggrappati lungo gli steli, suc-
chiandosi l'umore del suolo e quasi strangolando
le spighe. E' ciò che il Vangelo chiama « zizzania ››,
un,erba succhiasangue e cattiva che cresce più ve-
locemente del grano, lo impoverisce e lo strangola
proprío al momento del fiore e del frutto.

Cosa fare quando ci si accorge che spunta la
zizzania anche nei solchi della nostra vita? Di istin-
to si vorrebbe seguire il consiglio dei servi: estir-
parla, chiamare altri operai, passare di solco in sol-
co a sradicarla prima che possa invadere tutto; il
padrone, invece, è più esitante, perché sa che, se
non si va con cautela, si corre il rischio di sradi-
care anche la Spiga buona insieme alle erbacce.

Trasferite nel campo spirituale, mi pare che
ambedue le tattiche possono essere buone, purché
si applichi il consiglio dei servi per noi stessi e
quello del padrone per gli altri. Pare una scioc-
chezza, ma la differenza è enorme, e fare il contra-
rio significherebbe rovesciare l'altra stupenda mi-
sura evangelica: prima di voler togliere la pagliuz-
za dall'occhio degli altri, bisogna preoccuparsi del-
la trave che copre i nostri occhi.
Se ci guardiamo dentro con obiettività e ci giu-
dichiamo senza compiacenti indulgenze, sappiamo
che dentro di noi, accanto alle cose buone, al gra-
no promettente e pulito, ci sono anche le erbacce,
gli istinti negativi, le tendenze non controllate, cer-
ti lati obliqui e oscuri, tutta una ragnatela pronta
a infittirsi, a inaridire le cose buone, la fonte del
bene. Siamo fatti così, e la nostra bontà, quando
è vera e matura, e' sempre una vittoria sulla Ziz-
zania nascosta che il sangue, le abitudini, le circo-
stanze della vita, avevano segretamente seminato
in noi. Ed è qui, per la nostra zizzania, che do-
vremmo seguire il consiglio dei servi: sradicare
con pazienza e ostinazione tutto ciò che ostacola
il nostro cammino verso il bene e pregiudica la
nostra dignità di creature di Dio: l'anìma è un
punto, ma anche un mondo, e a voler fare sul se-
rio, senza accomodamenti sentimentali, ognuno di
noi ha un immenso, invisibile lavoro da compie-
re. Vi assicuro che è un lavoro importante, fonda-
mentale, senza il quale saremo sempre in bilico
tra la superficialità e la ipocrisia.

Per la zizzania del prossimo, invece, bisogna
avere una enorme pazienza e saper aspettare. Dove
L'autoindulgenza era colpevole, qui la pazienza e
la comprensione sono virtù necessarie. Indubbia-
mente intorno a noi cӏ spesso una tale confusio-
ne tra i valori dello spirito e quelli della carne, tra
etichetta e bontà, tra sesso e amore, tra esibizio-
nismo e sincerità, che qualche volta si ha l'impres-
sione di uno sterminato campo di zizzania. La ziz-
zania c”è e c'è sempre stata, ma ci sono anche tan-
te creature buone, tante intelligenze serene e pro-
fonde, tanto eroismo nascosto che certamente com-
pensano la zizzania dei pregiudizi, delle storture in-
teriori delle meschinità che si incontrano in tutti
gli ambienti.
La tentazione di certi « zelanti ›› è di sradica-
re il male tutto di un colpo, usare bisturi e forbici
come una radicale operazione chirurgica. Ma
se si desse ascolto a questi grandi frettolosi, il
mondo sarebbe pieno di roghi, di condanne defi-
nitive, senza appello. Il Signore non vuole que-
sto perché il vero amore è pazienza, è compren-
sione, è attesa; perché strappando la zizzania, si
rischia di rovinare tutto, anche il buon seme che
c`è sempre nel fondo del cuore umano.

Per me questo è uno dei più belli ammoni-
menti del Vangelo: essere severi con noi, ma in-
dulgenti con gli altri; condannare il peccato, ma
essere comprensivi per chi lo ha commesso; sra-
dicare il nostro veleno ma curare con infinita pa-
zienza quello altrui. Quante volte un ammoni-
mento duro, una severità eccessiva, un rimprovero
fatto al momento sbagliato, invece di sollevare,
mortificano, invece di aiutare, ribadiscono una si-
tuazione di disagio e di vergogna. E le conseguen-
ze sono disastrose, perché un gesto sbagliato in
questo campo, dove la suscettibilità umana è e-
strema, provoca una catena di reazioni che Dio
sa dove potrà finire. Anche in questo caso, la pa-
zienza cristiana non è soltanto una virtù, ma an-
che la via più retta e più giusta.

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