La fortezza



La fortezza
Tra le quattro virtù cardinali vi è un magnifico acco-
rdo una perfetta  armonia.

L`una è il compimento dell'altra, e tutte quattro
formano un solo tutto.
Ia giustizia è di regolare i nostri rapporti con Dio, 
con noi stessi e specialmente col prossimo, 
rispettando i diritti di tutti e dando a ciascuno
il suo.

La temperanza è di regolare in noi l'uso dei sensi, 
tanto pericoloso alla nostra vita spirituale,
contenendolo entro i giusti limiti perchè non ci 
faccia devìare dalla buona strada.

La prudenza è di ordinare le azioni nostre 
alla luce della ragione e della fede, per farle coo-
perare tutte all'ultimo fine, per l'eterna salvezza.
Tuttavia queste virtù non approderebbero al loro
scopo qualora non fossero sostenute l'una dall'altra, che ci
faccia incontrare coraggiosamente e superare gli ostacoli
che inevitabilmente sí trovano ad ogni passo nella via
del bene e della perfezione morale: e questa virtù,
non meno necessaria e importante delle altre, è la
fortezza.

Diciamo oggi qualche cosa anche di questa, ed al-
lora avremo toccato il compimento della nostra 
unione, per quanto sommaria, sulle altre virtù .

La nostra religione ci fa comprendere bene la fortezza 
come virtù.
Questa virtù ci fa affrontare molti pericoli anche la morte,
per il servizio di Dio e del prossimo, a due punti che 
caratterizzano la fortezza.
La fortezza cristiana, escludere la timidezza, affrontare 
pericoli e difficoltà e paure.

Chi è pauroso non è forte. Chi cioè incontra
volontariamente e senza nessun motivo i pericoli o le
difficoltà, vi entra all'impazzata e potendo evita-
rli, avvale delle proprie forze e nella speranza di po-
terli superare, costui non si può dire forte, non si può
chiamare virtuoso, anzi il contrario, perchè rivela un
orgoglio ed una presunzione di sè che è apertamente
condannata da Dio e punita molte volte colle più ver-
gognose cadute.

La vera fortezza cristiano sta nell'affrontare, fidan-
dosi nell'aiuto di Dio, senza timidezza, delle dìfficoltà 
dei pericoli che sono inevitabili nella via del bene e
nella pratica di tutte le virtù.
Il secondo carattere della fortezza è di farci
affrontare qualunque difficoltà o pericolo, anche la
morte, per il servizio di Dio.
La grandezza infatti delle difficoltà o del pericolo
è quella che rivela la natura della fortezza. E siccome
la morte è il male più grande che si possa incontrare a
questo mondo, e affrontare anche i pericoli della
morte con intrepidezza è ciò che costituisce la 
grandezza della fortezza cristiana.

La nostra religione ci fa comprendere bene la fortezza 
come virtù.
Questa virtù ci fa affrontare molti pericoli anche la morte,
per il servizio di Dio e del prossimo, a due punti che 
caratterizzano la fortezza.
La fortezza cristiana, escludere la timidezza, affrontare 
pericoli e difficoltà e paure.

Chi è pauroso non è forte. Chi cioè incontra
volontariamente e senza nessun motivo i pericoli o le
difficoltà, vi entra all'impazzata e potendo evita-
rli, avvale delle proprie forze e nella speranza di po-
terli superare, costui non si può dire forte, non si può
chiamare virtuoso, anzi il contrario, perchè rivela un
orgoglio ed una presunzione di sè che è apertamente
condannata da Dio e punita molte volte colle più ver-
gognose cadute.

La vera fortezza cristiano sta nell'affrontare, fidan-
dosi nell'aiuto di Dio, senza timidezza, delle dìfficoltà 
dei pericoli che sono inevitabili nella via del bene e
nella pratica di tutte le virtù.
Il secondo carattere della fortezza è di farci
affrontare qualunque difficoltà o pericolo, anche la
morte, per il servizio di Dio.
La grandezza infatti delle difficoltà o del pericolo
è quella che rivela la natura della fortezza. E siccome
la morte è il male più grande che si possa incontrare a
questo mondo, e affrontare anche i pericoli della
morte con intrepidezza è ciò che costituisce la 
grandezza della fortezza cristiana.


Ecco dunque in che consiste la fortezza cristiana.
Suo oggetto è di affrontare qualunque pericolo immi-
nente. qualunque difficoltà o male che ci sovrasti. Sua
misura è una intrepidezza a tutta prova, che si discosti
però, come dalla timidità vile., così dalla temerità av-
ventata. Suo fine il trionfo della coscienza sulla paura,
Ia prevalenza del diritto sulla forza, la vittoria della
legge morale su tutti i mali fisici, non esclusa la stessa
morte.

 LA FORTEZZA CRISTIANA.
Come ogni altra virtù, anche la fortezza ha vari
gradi, e da una base comune sale fino alla vetta di un
eroismo che non è di tutte le animo.
Il primo grado della fortezza è mortificare 
tutte le passioni, vincere tutti ì vizi e dare il posto
d"onore a tutto le virtù.
E', lo stato d'avvio. Qui l'uomo comincia ad essere
veramente forte di quella fortezza chr gli compete in
quanto è creatura ragionevole e per di più un cristiano.
Che giova avere forza per abbattereun albero, per
sbranare un leone, per far crollare un edificio? La vera
fortezza dell"uomo sta nel vincere se stesso, la sua libi-
dine, la sua cupidigia, tutte quelle passioni disorclinate
che gli tiranneggiano il cuore. Lo dice anche lo Spirito
Santo nei proverbi: E' più forte chi sa dominare il
suo animo che chi espugna intere città .  
Ecco il primo passo indispensabile al cristiano nel
cammino della virtù e dell'eterna salute.

Il secondo grado della fortezza consiste nel-
l'esporre coraggiosamente la propria vita per il bene
spirituale e corporale del prossimo, conforme il precetto
di amore dato da Gesù Cristo:  (Gìov. XV. 13). -

Guardate quelle anime generose che occupano la
proria vita, in continuo pericolo di perderla nell'as-
sistere alle altrui sventure, come fanno le Figlie della
Carità e i fìgliuoli di S. Camillo de' Lellis: guardate
coloro che si recano nei più lontani paesi per predicare
il Vangelo e la civiltà cristiana ai popoli barbari, sug-
gellando molto spesso la loro fede col loro sangue, come
fanno i nostri, missionari: guardate coloro che si danno
schiavi per liberare gli schiavi, come i figliuoli di 
S. Giovanni de Matha...
 
 
Tutti questi atti non indicano forse una fortezza
grande di animo, un dominio assoluto sopra se stessi,
a segno tale da giungere alla più completa azione
in vantaggio del prossimo?

Terzo grado della fortezza cristiana è di
esporsi con grande animo al martirio.
Andare incontro infatti al martirio per la fede, ab-
braciarsi, quasi ai tormenti e ai tormentatori,
affrontare la morte con generosità e con coraggio, vuol
dire imitare senz'altro la fortezza medesima di Gesù
quando si abbraccio' alla Croce e si offri di morire
per noi.
E a tal grado di virtù s'innalzarono i martiri della
Chiesa, che incontrarono sereni ed intrepidi ogni sorta
di supplizi e la morte più dolorosa piuttosto che rin-
negare la religione; fino a trovare delicate giovanette,
teneri fanciulli che, ispirati da Dio, si sono gettati spon-
taneamente ad ardere tra le fiamme dei roghi!

Quarto grado della fortezza è tollerare mali
gravissimi nei casi improvvisi.
Difatti in questi casi improvvisi ci vuole un animo
già forte alla perturbabilità.
Un vecchio proverbio dice: i colpi previsti
feriscono meno ; ed è giusto, perchè l'animo allora vi
si dispone un po alla volta e così è più facile superare
l'impeto del male. Ma quando il male non è preveduto,
quando piomba addosso all'iprovviso, ci vuole una dose
elevatissima di virtù e di fortezza per sopportarlo.


Ultimo grado , nel quale sta proprio l'eroismo
della fortezza, è incontrare tutti questi mali  con diletto.
I mali che ci colpiscono, specialmente nel corpo.,
per grandi che siano, non possono mai impedire che la
parte superiore di noi, cioè lo spirito, resti tranquìlla
e serena, che provi essere ínfiammata dell"amore di Dio.
Un vero diletto nelle sofferenze stesse. Così provare
come il martire S. Tiburzio nel camminare su un pavi-
mento coperto di carboni accesi; come il matire San Lo-
renzo, che sulla graticola scherzava e derideva gli stessi
carnefici; come le martiri Agnese e Lucia, che in mezzo
ai tormenti cantavano inni al loro Sposo celeste.

E questo martirio, tutto intimo e spirituale può
allora riuscire così forte da attutire il senso del
dolore e non far sentire nemmeno il dolore del corpo,
come  avveniva spessissimo nei martiri.
E' questa  la vetta ultima dell'eroìsmo.
Da giungere un'anima tutta ínfiammata dardore del-
la carità: vetta però che a tutti non è dato toccare, ma
solo a chi ha già fatto passi da gigante nell°attesa della
perfezione ed è arricchito di doni speciali da Dio.

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