la riverenza a Cristo 1---- la grazia con l'umiltà e col sacrificio




La riverenza a  Cristo
credente

 O Cristo, o verità eterna, queste
sono parole tue anche se non dette nello
stesso tempo, e non scritte nello stesso
luogo. Dunque io le devo ricevere tutte
con profonda gratitudine, e devo ricor-
darle fedelmente perché sono vere, So-
no tue, le hai dette tu; ma sono anche
mie, perché le hai dette per la mia sal-
vezza. Io le ricevo dalla tua bocca con
grande trasporto, per chiuderle gelosa-
mente nel mio cuore. Queste parole pie-
ne di bontà, piene di dolcezza e d'amo-
re mi attirano vivamente: ma tutti i miei
peccati mi spaventano e la mia coscienza
macchiata mi rimprovera, quando io sto
per ricevere così grandi misteri. Sì, mi
attrae la dolcezza delle tue parole ma mi
respinge la moltitudine dei miei difetti,
- Tu mi comandi di avvicinarmi a
te senza timore, se voglio aver parte con
te: affinché io riceva il cibo dell'immor-
talità, se desidero ottenere la vita eterna
e la gloria. Tu dici « Venite a me voi
tutti che siete e stanchi, ed io vi
darò complete riposo ( Mt 11, 28).
O parola dolce e incoraggiante a udírsi
io peccatore! poiché tu, o Signore Dio
mio, mi inviti alla cena del tuo
Santissimo Corpo. Ma chi sono io per
aver la presunzione di accostarmi a te
o Signore? Ecco: il cielo e i cieli dei
cieli non bastano a contenerti (1 Re 8,27), 
eppure tu dici: Venite tutti a me.
- Come spiegare una così pia de-
gnazione, un invito cosi incoraggiante?
Come oserò io venire, poiché riconosco
di non aver nulla di buono in me su
cui poter contare? Come oserò introdur-
ti nella mia casa dal momento che tanto
spesso ho offeso i tuoi dolcissimi
sguardi? _
Si prosternano gli angeli _e gli arcan-
geli; ci sono i santi e i giusti;
eppure tu dici: Venite a me tutti. Ah
se non fossi tu, o Signore, che dici così,
nessuno potrebbe credere che sia vero.
E se non fossi tu che comandi di avvi-
cinarsi a te, nessuno ne avrebbe il co-
raggio. _
- Penso: Noè, uomo giusto, faticò
cent`anni per fare l'arca onde salvarsi
con pochi; e come potrò io, in una sola
ora, prepararmi a ricevere con riverenza.
Colui che ha fabbricato il mondo?
Mosè, tuo grande servo e tuo singo-
lare amico, costruì un`arca di legno incor-
ruttibile; e per di più la rivestì di pu-
rissimo oro, onde riporre in essa le tavo-
le della legge. E io, putrida creatura, ose-
rò con tanta leggerezza, accogliere te che
hai dato non solo la legge, ma anche la
vita? Salomone, il più sapiente dei re
d`lsraele, edificò in sette anni, a gloria
del tuo nome, un tempio magnifico e ce-
lebrò per otto giorni la festa della sua
consacrazione, offrì mille vittime di pace
e nel luogo preparato appositamente col-
locò con grande solennità l`Arca dell'al-
leanza tra suono di trombe e canti di
giubilo: e io miserabile e poverissimo
uomo, in qual modo potrò introdurti nel-
la mia casa, io che a stento riesco a im-
piegare mezz'ora in preghiera? Magari
quella mezz”ora fosse una sola volta tut-
ta bene impiegata!
- O mio Dio, quante cose si sforza-
rono di fare quegli antichi personaggi
per piacerti; e io, invece, quanto poco
faccio, quanto breve tempo ti dedico,
quando mi preparo a riceverti! in
che sono così di rado completamente rac-
colto, ancor più di rado libero da ogni
distrazione!
Eppure, certamente, alla salutare pre-
senza della tua divinità non dovrebbe
sorgere in me nessun pensiero sconve-
niente, nessuna cosa creata mi dovrebbe
interessare, dal momento che sto per o-
spitare in me non un angelo, ma il Si-
gnore degli angeli.
- Tanto più che vi è molta e grande 
differenza fra l`arca dell'alleanza con
gli oggetti contenuti in essa e il puris-
simo tuo corpo con le sue ineffabili vir-
tù; tra quei sacrifici dell'antica legge, che
preannunciavano i sacrifici futuri, e la
Vittima verace, cioè il tuo corpo. che
ha recato una compiuta perfezione a tut-
ti i sacrifici antichi.
 
 
 
La grazia con l'umlltà e col sacrificio


Cristo

     › Bisogna che tu cerchi la grazia del-
la devozione con insistenza, che tu la do-
mandi con vivo desiderio, che l'aspetti
con pazienza e fiducia, che la riceva con
profonda gratitudine, che la conservi con
umiltà e che amorosamente ti serva di es-
sa, ti abbandoni a Dio riguardo al tempo
e al modo della sua suprema visita, per-
ché avvenga quando piaccia a Lui.
Quando tu interiormente senti poco o
nessun fervore, allora dovrai umiliarti di
più, ma non abbatterti troppo e non ad-
dolorarti troppo. Spesso Dio dà
in un breve istante ciò che magari hai ri-
fiutato per un lungo tempo; spesso con-
cede alla fine dell'orazione ciò che in prin-
cìpio sembrava non voler dare.
   - Se la grazia fosse sempre conces-
sa immediatamente e quanta se ne desi-
dera, sarebbe un dono superiore alla ca-
pacità umana. Per questo tu devi attende-
re la grazia con fervore con fiduciosa spe-
ranza e con umile pazienza; e nello stesso
tempo quando non ti è concessa o anche
ti è tolta senza che tu ne capisca il per-
ché, devi attribuire ciò ai tuoi peccati?.
Talvolta è una cosa da poco che arresta
il flusso della grazia e la toglie (se è le-
cito chiamare da poco e non piuttosto cosa
grave ciò che impedisce un bene così
grande).
    - Ebbene, se tu eliminerai questa
cosa, sia da poco o sia grave, e ri vincerai
perfettamente, avrai ciò che avrai doman-
dato. Difatti non appena tu ti sarai dat-
to a Dio con tutto il cuore e ti sarai abban-
donato in Lui completamente, non cercan-
do questa o quella cosa per tuo gusto e
capriccio, ecco che ti sentirai unito a Dio
e in pace, poiché non vi è nulla che tan-
to si gusti e piaccia quanto il conformarsi
alla divina volontà. _ _ _
  Orbene, chiunque avrà indirizzato a Dio
con semplice cuore la sua intenzione e si
sarà liberato da ogni affezione sregoluta o
attacco a qualsivoglia cosa creata, diven-
terà soavissimo a ricevere la grazia e de-
gno del dono del fervore; poiché il Si-
gnore concede il fluire della sua grazia
quando trova dei recipienti vuoti, pronti
ad accoglierla. E quanto più perfettamen-
te l`umo rinuncia alle cose materiali e
quanto più disprezzando se stesso diventa
come morto alla natura, tanto più velo-
cemente la grazia scenderà, tanto più co-
piosamente entrerà in lui e tanto più in
alto solleverà il suo cuore liberato.
-    Allora il suo cuore contemplerà,
si riempirà, godrà meravigliosamente e si
dílaterà in Dio, perché c`è la mano del
Signore sopra di lui, essendosi dato total-
mente e completamente nelle sue mani.
Ecco come sarà benedelto chí teme il
Signore (Sal 128. 4), e l'animo non vol-
ge a cose vane! (Sal 24, 4).
Costui nel ricevere la grazia
meriterà la grazia della divina unione,
perché non si cura della propria gioia
e consolazione ma soltanto della gloria e
dell'onore di Dio al di sopra di ogni gu-
sto suo.
 
pensiero

Dobbiamo domandare insistentemente la grazia
della devozione sensibile a Dio, perché da essa si
possono trarre grandi vantaggi, ma bisogna che
l'aspettiamo con pazienza e rassegnazione, perché
talvolta ci è utile l'esserne privi, se non altro, per
mantenerci nell'umiltà e nel timore. (Chi la chiede
con istanza, l'attende con pazienza e toglie ogni
ostacolo per ottenerla, ottiene la grazia dell`unin-
ne con Gesù che è il frutto principale della
grazia. Per questa grazia dell`unione veniamo a
cogiungerci intimamente con Gesù Cristo, e nel-
le anime nostre avviene come una incarnazione
morale del suo spirito e delle sue virtù, onde i
Padri chiamano questo sacramento di cui essa è
frutto: estensione dell'Incarnazione.

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