il peccato


Gli effetti e i castighi
del peccato

Abbiamo osservata la malizia del peccato mortale
in rapporto a Dio creatore, conservatore, benefattore,
redentore; ed abbiamo visto che esso è il massimo di
tutti i mali per l'ingiuria che gli reca, ingiuria che ri-
veste sotto tutti i rapporti una gravità incalcolabile.
Però, se il peccato è un gran male rispetto a Dio,
è pure un gran male, il massimo di tutti i mali, rispetto
all°uomo che lo commette, per i danni gravissimi che
gli arreca.
Esso infatti ci mette in aperta opposizione con Dio,
ed obbliga quindi Dio a rivolgersi contro di noi facendo
pesare sul nostro capo gli effetti della sua giustizia.
Se perciò, a concepirne una giusta idea e un salu-
tare spavento, non ci basta sapere che esso è l'offesa
di un Dio infinitamente grande, a cui per tanti titoli
siamo obbligati, procuriamo di detestare almeno per i
pessimi effetti che in noi apporta e per i castighi che
ci attira sul capo.
Abbiamo già detto che il peccato mortale si chiama
così perchè dà la morte all°anima nostra, togliendole la
grazia di Dio che è la sua vera vita. Non è tutto. Dob-
biamo dire che esso è la rovina completa dell°uomo sotto
tutti gli aspetti e sempre: nell°anima, nel corpo e nel-
l'eternità.
Quindi in tre categorie possiamo raggruppare tutti
i mali che esso ci reca:

I) MALI  DELLO SPIRITO

II) MALI  DEL TEMPO,

III) MALI  DELL' ETERNITA'


I MALI  DELLO SPIRITO
Li possiamo comprendere in una frase sola: il pec-
cato mortale toglie all”anima nostra la grazia di Dio.
Che cosӏ la grazia?
E' il bene più grande e prezioso che l'anima possa
avere, anzi il principio e' fondamento di tutti gli altri
beni; perchè forma la bellezza, la ricchezza, la vita
stessa dell°anima. Sicchè il peccato mortale, togliendo
all'anima la grazia, la spoglia della sua bellezza ren-
dendola deforme e orribile agli occhi di Dio, la spoglia
di ogni suo bene rendendola misera e schiava, la uc-
cide privandola della vita soprannaturale e rendendola
un vero cadavere.
Il peccato mortale toglie all°anima la sua bel-
lezza.
Chi. potrebbe farsi una giusta idea della bellezza
di un'anima che è adorna della grazia santificante?
Tutte le più belle immagini della natura non pos-
sono fornirci un paragone degno di lei. Essa è più bella
del sole che brilla raggiante nel firmamento, è più can-
dida della luna che rischiara le notti argentee dell”esta-
te; essa attira il sorriso, la compiacenza del cielo: è
bella della bellezza stessa di Dio!. Diceva un santo che
se noi potessimo vedere con gli occhi del corpo un°anima
in grazia di Dio, ci sentiremmo forzati a piegare il gi-
nocchio davanti a lei quasi per adorarla...

Toglie all'anima
Immaginate pure un individuo che sia mal vestito,
miserabile, contraffatto, deforme quanto volete: se egli
possiede la grazia santificante, agli occhi di Dio e della
corte celeste è ogetto di compiacenza e di amore inef-
fabile. Tanta è la bellezza che risplende in un”anima in
grazia!
Ma ecco, viene il peccato... Che spaventoso cam-
biamento non succede! Quella ineffabile bellezza si
oscura, quegli splendori si spengono, quel giardino di
delizie diventa un arido deserto. Da figlia della luce
ella diventa figlia delle tenebre, da un vaso d'onore vaso
d'ignominia, da tempio dello Spirito Santo ricettacolo
di spiriti immondi, da amica di Dio nemica irriconci-
liabile, da oggetto di amore e di compiacenza oggetto
di orrore e di ribrezzo. Dio, che non può odiare alcuna
delle creature che ha fatto (Sap. XI, 25), non può a
meno di torcere gli occhi inorridito dall°anima del pec-
catore: tanto essa è deforme e orribile!

 Ed il peccato mortale toglie all'anima anche la
sua ricchezza.
Quali sono le ricchezze dell°anima?
Sono quelle prerogative eccelse che l”innalzano ad
un ordine -soprannaturale e divino: l°amicizia di Dio,
la figliolanza di Dio, il diritto all'eredità del Paradiso.
Ma sono sue ricchezze soprattutto i meriti che ella ha
acquistato con le sue opere buone: con le elemosine, con le
preghiere, con i sacrifici, con le mortificazioni, e via di-
cendo.
Ebbene: che cosa fa il peccato mortale?
 Porta via tutto. Tutti quei tesori di meriti
che abbiamo forse accumulati nel corso di tanti anni
e che ci sono costati sudori e fatiche, nel momento in
cui pecchiamo ci sfuggono dalle mani, e di tante, ric-
chezze spirituali non ci resta più che un”estrema indi-
genza, una spaventosa nudità: .

Il peccato distrugge l'anima
Ebbene: è la condizione nostra. Se dopo una vita
ridondante di meriti commettiamo anche una sola colpa
grave, questa colpa ci fa perdere tutto e restiamo con le
mani vuote. Il peccato mortale è una vera grandine,
che porta nell'anima la desolazione, lo sterminio...
Chi sa quante volte anche voi avete provato una
terribile stretta al cuore e avete pianto segretamente
nel vedere la distruzione !
Così il peccato, se possedessimo anche tutti i me-
riti dei santi, ci spoglia d'ogni cosa e ci riduce alla più
completa miseria. E' vero che questi meriti, tornando
poi in grazia, potranno rivivere: ma intanto sono per-
duti e, se si muore in peccato, non vengono per nulla
computati.

 Vi aggiungerò anzi un”altra cosa.
Il peccato non solo toglie i meriti passati, ma an-
che i meriti in avvenire, togliendo all°anima la capa-
cità stessa di meritare.
L'anima, quando è in peccato, è distaccata dalla
fonte della grazia che è Gesù Cristo: qualunque cosa
quindi ella faccia di bene, non le può giovare per la
vita eterna. Faccia pure delle opere grandi, eroiche,
sante quanto si vuole: davanti a Dio sono tutte opere
morte, quindi sterili, infruttuose per l°altra vita. Po-
tranno giovarle nel senso di ottenere con esse più fa-
cilmente da Dio la grazia del ravvedimento; ma per il
Paradiso esse non giovano a niente, non gioveranno mai,
perchè opere radicalmente morte.
Vedete la miseria a cui si riduce un"anima, la cata-
strofe a cui essa va incontro per il peccato mortale!
 Eppure c°è di peggio ancora. Il peccato toglie
ad essa anche la vita della grazia, arrecandole decisa-
mente la morte soprannaturale.

Come infatti l°anima - dice S. Agostino - è la
vita del corpo, così Dio è la vita dell°anima. 
Quindi come il corpo muore quando perde l'anima, così
l'anima muore quando perde Dio. Quando la malattia
infrange le forze del corpo, l°anima se ne vola via da
questo involucro terreno e la vita cessa. Così quando
il peccato, questa malattia mortale dello spirito, pene-
tra nell°anima, Iddio abbandona subito il suo tempio
profanato, la grazia si ritira e la vita soprannaturale
non circola più.

La rovina del peccato mortale
E° vero che questa morte non è visibile agli occhi
carnali: ma essa è assai più terribile della morte del
corpo, perchè priva l'anima della -sua unione con Dio
e quindi della vita piu nobile, piu preziosa e proficua
di tutte le altre.
I peccatori purtroppo non si accorgono di questo
fatto che si avvera nell”intimo del loro spirito: ma per
questo il fatto non è meno reale e funesto. Essi anzi
molte volte vi sono indifferenti e continuano la loro
strada come se nulla fosse. Al vederli così allegri, disin-
volti, così solleciti nella loro vita, così scaltri,
si direbbe che sono floridi, pieni di vita. Eppure
è una illusione! Davanti agli occhi di Dio essi sono
morti: Sono cadaveri , privi di movimento e di vita,
destinati per sè ad essere sepolti per sempre nel car-
cere dei dannati, che è il luogo della morte e della morte
eterna!

Queste adunque le spaventose rovine che il pec-
cato mortale ci apporta nell'ordine spirituale.
Molti dicono: << Ho peccato e che cosa mi è av-
venuto di male? ››. 
Ma quando anche il peccato non portasse
altri mali che questi, non vi pare che ce ne sarebbe
abbastanza per ritenerlo un male immenso, incompa-
rabile, il solo male degno veramente di questo nome?
Eppure non è tutto. Con la rovina spirituale esso
porta all°uomo anche la rovina temporale.

Dice la Scrittura che per causa del peccato ven-
gono al mondo le avversità: (Prov. XIV, 34).
Ed è vero.
 Osservate. Che cosa è la storia del mondo dopo
che il peccato sconvolse i disegni della Provvidenza, se
non una serie di castighi che -si sono rovesciati sulla
terra in punizione del peccato stesso?
Affacciatevi alle porte del paradiso terrestre, dove
per la prima volta tuonò la voce della Giustizia divina.
Adamo ed Eva violano per primi il comandamento di
Dio: ed il castigo li colpisce nel luogo e nel momento
stesso della colpa. Essi perdono la giustizia originale, si
vedono privi della grazia; la loro intelligenza si oscura,
la loro libertà -si infiacchisce, il loro spirito si sente tra-
scinato dai cattivi istinti della concupiscenza. Essi sen-
tono cadere sulla loro testa la parola della maledizione,
la fatale condanna al lavoro, al dolore, alla... morte.
Fu solo il peccato che introdusse nel mondo la morte: 
(Rom. V, 12); sicchè dietro a loro tutte le generazioni 
dovranno scendere nel sepolcro, la terra biancheggerà 
da per tutto di ossa umane, la pol-
vere tornerà sempre alla polvere.
Ed ecco il principio purtroppo di tutta quella ter-
ribile odissea di mali e di sventure, che ha accompa-
gnato in tutti i secoli i poveri figli di Adamo. Come si
potrebbe descriverla? Bisognerebbe narrare tutta la sto-
ria dell'umanità...


Effetti del peccato
E' il male che spegne sulla terra ogni soffio di vita.
Sono piogge di male, disprezzatori di ogni onestà più 
naturale e violatori dell°ospitalità. Sono
guerre fratricide, veri macelli di uomini, che allagano
di sangue la terra.
Riempiono di lutto città e nazioni intere. Sono
epidemie, infermità, carestie, terremoti, grandini deva-
statrici, rovesci economici, disastri d°ogni genere, che
fecero strazio in ogni tempo della povera umanità...
E perchè tutto questo cumulo immenso di mali?
Potete scriverci sotto: effetti del peccato!

Che se al peccato originale aggiungiamo tutti i pec-
cati personali, che sono senza numero; 
Immensamente più pesante dovrà l'uomo sperimen-
tare la mano di Dio? E” vero che il Signore manda
-spesso gravi tribolazioni anche alle anime buone per
provarne la virtù, aumentarne i meriti e la gloria; ma
ordinariamente le avversità, credetelo, sono castighi di
Dio che vendica anche in questo mondo gli oltraggi a
lui fatti.
Del resto sentite: è proprio necessario ricorrere
all'azione immediata di Dio per rendersi conto dei mali
che porta il peccato? , -
Io credo che esso sia il più terribile castigo a se
stesso: (Sap. .XL 17).
Misuratene le conseguenze naturali. Quale flagello
più orribile per l'uomo?...
Vi ho nominato la molte cstrastofi, che semina stragi nelle
contrade del mondo. Ebbene: da che cosa nascono le
guerre, i conflitti tra popolo e popolo, tra nazione e`
nazione? Da che proviene questo genio brutale di ver-
sare sangue umano e spegnere tante vite?
Pensateci un po' dall°ambizione, dalla bramo-
sia di potere, dall°avidità di conquistare, d”ingrandire;
in breve, dal peccato.

I MALI ETERNI.
La rovina però di tutte le rovine, che ci procura
il peccato mortale _ tenete a mente _ è quella di
meritarci l'inƒerno e di esporci ad evidente pericolo di
cascarci dentro. _
 Se il peccato infatti ci separa da Dio e ci priva
della sua grazia, di conseguenza ci fa schiavi del de-
monio, soggetti all”impero del demonio, senza diritto ad
altra eredità che quella del demonio stesso, cioè l°eterna
dannazione.
E si potrebbe dare un danno più enorme, sventura
più irreparabile?
Per misurarla bene, bisognerebbe conoscere quel
regno di gloria che si perde, quell'abisso di pene che
si incorre: e ciò non per dieci, cento, mille anni, ma
per tutta l'immensurabile eternità. Però, siccome a com-
prendere questo noi non giungeremo mai, così non
giungeremo mai a comprendere quanto basta l'immen-
sità di tale disastro.

E riflettere al prossimo pericolo  a cui ci espone
il peccato di cadere da un momento all”altro senza re-
missione in questo abisso di tormenti.
E' certo che l°unico mezzo con cui sottrarsi dal
pericolo dell°inferno, per il peccatore è una sincera con-
versione a Dio. Ma per ottenere questa, ci vuole tempo
e grazia. Ora questo tempo e questa grazia come potrà
darcela Iddio, se gli siamo  nemico?...

Ricordate il fatto biblico del profeta Abacuc, che
fu afferrato una volta dall'angelo del Signore per i ca-
pelli e portato in volo dai confini della Giudea a Ba-
bilonia. Era un santo, e perciò nulla poteva temere dal-
l°angelo. Ma supponete che gli fosse stato nemico. Che
trepidazione! Che spavento! Trovarsi sospeso in aria
tra le mani di un nemico! Guai se l”angelo allargava
il pugno!

Ecco precisamente la nostra situazione, se siamo
in peccato mortale. Siamo tra le mani di un Dio ne-
mico? Che ci sostiene per un debole filo quale è la no-
stra vita! Se Egli tronca questo filo, siamo perduti sen-
za scampo! Vivendo nel peccato noi viviamo sempre
sull'orlo di un abisso. Il peccato è la vera spada 
che pende sulla nostra testa e può decidere
da un istante all'altro la nostra sorte eterna!
Ecco in conclusione i bei guadagni che si fanno
col peccato mortale: morte dell”anima, morte del corpo,
morte eterna...




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