La mia parola

Chi mi ama osserva la mia parola

Chi legge il Vangelo soltanto superficialmente, fermandosi alla bellezza esteriore delle parabole o alla incantata bellezza di certe frasi, può ricavarne l'impressione di essere di fronte a un’idea della vita facile da mettere in pratica, comoda per conciliare senza troppa severità tutte le nostre mezze misure, per nulla esigente nel reclamare dall'uomo i diritti dello spirito e quelli di Dio.
Il Vangelo è anche questo, cioè misericordia, indulgenza, riscatto di ogni nostro atto di buona volontà, ma al tempo stesso è una concezione della vita estremamente severa, esigente, senza compromessi o mezze misure. Il Signore esige da noi dolcemente, amorosamente.Egli vuole una coerenza che dalla superficie scende subito nell'intimo,
a contare tutti gli spiccioli, anche nel segreto della intenzione e del pensiero. Il Signore parte dall'idea che vita esteriore e vita interiore sono una sola cosa  e che, quando un uomo agisce veramente da uomo, egli non può avere due volti, non può essere fuori di un colore e dentro di un altro, non può avere una bocca che loda e un'altra che biasima. Sul piano sociale esteriore noi siamo, di solito, pieni di contraddizioni e di compromessi
perché ci è facile mostrarci per quello che non siamo, dire una cosa e pensarne un'altra, giurare di amare ed essere incapaci di farlo; ma con Dio che scruta nel cuore non ci può essere che una sola legge la quale investe tutto il nostro essere; le parole e il segreto dal quale esse nascono, la preghiera e il cuore che la sillaba, il gesto e l'intenzione che lo muove." Ma chi mi ama, osserva la mia parola ". Di fronte a questa chiarezza, ogni camuffamento anche devoto diventa un torto, ha il sapore di un  tradimento. A un certo momento non si può più dire: io amo Dio perché lo prego la mattina e la sera; lo amo perché mi confesso a Pasqua e ho il crocifisso sopra la spalliera del mio letto; amo Dio perché conosco bene il mio curato o compero un bel mazzo di fiori per le quarantore della mia parrocchia oppure lascio cadere il mio euro nel cestino della domenica.
Tutte queste sono manifestazioni, belle quanto si vuole, ma incomplete, dell'amore di Dio, misura insufficiente di quanto il Signore ci chiede.Amare significa soprattutto diventare simili alla persona amata, e nel caso di Dio, cercare di far coincidere la nostra volontà e il nostro essere. Se amare una creatura esige una continua e difficile opera di assestamento, di pazienza, di rinuncia, amare Dio è un fatto enorme che richiede da noi un impegno che dovrebbe investire e trasformare tutta la nostra vita. Fanno ridere quelli che considerano l'amore di Dio come un anestetico per addormentare i deboli. No! Amare Dio significa impegnarsi, lottare pazientemente ogni giorno per diventare simili a lui. Amarlo male può essere relativamente facile, ma amarlo sul serio, misurare il nostro amore sul suo significa inseguire una misura che in qualche modo ci sfuggirà sempre. Amarlo per un attimo può essere facile e bello, ma amarlo sempre, subordinare ogni nostro gesto a quella misura, cercare di correggere in noi ciò che è sbagliato, rinunciare a qualcosa che costa, è questa l'unica strada dell'amore di Dio che diventa anche misura dell'amore dell'uomo.
Tuttavia vi sono due aspetti che non bisogna mai dimenticare quando " cerchiamo " Dio. Il primo è che amare Dio non significa chiudere gli occhi alla vita, rinnegare i nostri sentimenti più belli. Un cristiano che, per un pretesto esclusivo d'amor di Dio, trascurasse i sentimenti che lo legano agli altri chiudendosi in un egoismo che sfugge alle responsabilità della nostra vita quotidiana, sarebbe un pessimo cristiano. Amando il Signore noi non
 rinunciamo a nulla, anzi miglioriamo potenziamo tutto, dando una lettera maiuscola, una risonanza eterna anche alle nostre piccole cose di ogni giorno. L'amore di Dio passa attraverso il nostro amore per la mamma, per il padre, per il marito, per i figli, per la casa, per la scuola, per il nostro impegno sociale, per il nostro lavoro.
L'amore di Dio può e deve investire tutto, la lezione che stiamo ascoltando, il lavoro oscuro delle faccende quotidiane, la gioia di tenere tra le braccia un bambino, il dovere che pesa, il riposo che ristora.
Il cristiano che ama Dio è una creatura che può scrivere tutto con la lettera maiuscola, anche le cose più umili, anche i gesti più insignificanti, anche i sentimenti più naturali. Il cristiano che ama non è mai un rinunciatario, bensì uno che cerca il meglio nella giusta direzione di tutte le cose.
Questo, infatti, é certo: anche le cose più attese, dopo un po' finiscono per diventare abituali, già consumate nell'attimo stesso che le inseguiamo, mentre l'amore di Dio, è una gioia che diventa equilibrio, maturità, dilagante pienezza.

Scritto da( giovanipagine@gmail.com)



La ss. Trinità è il primo oggetto a cui si riferiscono tutte 
le solennità e tutte le pratiche della nostra ss. Religione. 
I Santi che noi onoriamo, la beatissima Vergine a cui 
prestiamo un culto tutto speciale, Gesù Cristo medesimo,che
sotto tanti rapporti  adoriamo e invochiamo, non sono
che mediatori e direi quasi gradini di cui ci serviamo per
elevarci  fino al trono della Trinità, per cui si intende un
Dio solo in tre persone egualmente divine, realmente,
distinte, ma cosi eguali fra loro in essenza, in potenza.,
perfezione, da non costituire che una sola, una medesima divinità. 
Questo è il mistero fondamentale del Cristianesimo, 
che ci venne ricordato fin dal momento della nostra spirituale rigenerazione, 
 validamente con il Battesimo, se non in nome del Padre, 
del Figliuolo e dello Spirito Santo. 
La santa Chiesa non comincia e non termina con alcuna formula, 
alcuna preghiera, se non con questa invocazione, e in questo nome. 
Se ha stabilito nel segno della santa croce un segno fondamentale con cui 
distinguere da tutti gli altri i veri suoi figli, e ricordar loro il grande prezzo 
con cui furono redenti, questo  a da ricordare le tre divine persone, le 
loro interne gloriosità coi relativi rapporti, e la loro esterna cooperazione 
al nostro comune riscatto. Per  questo, è stato istituito, fino dai 
tempi apostolici, una particolare formula di lode a Dio denominata 
"il Gloria"  per onorare in modo speciale il Padre, il Figliuolo e lo Spirito Santo: 

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