Gesù di nazareth capitolo 15



capitolo 15
Gesù esorta al disinteresse
Lc 14, 12-14.
 * E diceva a colui che l'aveva invitato:
«Quando tu dai un pranzo o una cena,
*non chiamare i tuoi amici, né i tuoi fra-
telli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini,
perchè non avvenga che essi ti invitino
alla loro volta, e tu abbia il contraccam-
bio. Ma quando dai un pranzo, invita i
poveri, gli storpi, gli zoppi, i ciechi; “e
beato sarai, perché non hanno da contrac-
cambiarti. Allora il contraccambio ti sarà
dato infatti nella risurrezione dei giusti».

La parabola degli invitati alla cena
Lc 14, 15-24.
 * Ora, udito questo, uno dei convitati
gli disse: « Beato chi mangerà il pane nel
Regno di Dio! ››. “Gesù gli rispose con
una parabola: « Un uomo diede una gran-
de cena e invitò molte persone. "All'ora
della cena mandò il suo servo a dire agli
invitati: “Venite, perché è già tutto pron-
to”. “Ma tutti improvvisamente comin-
ciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho
comprato un podere e devo andare a ve-
derlo: ti prego, abbimi per scusato”. “E
un altro: “Ho comprato cinque paia di
buoi e devo andare a provarli: ti prego,
abbimi per scusato”. "E un altro anco-
ra: “Ho preso moglie e non posso venire”.
“Tornato il servo raccontò queste cose
al padrone. Allora il padrone di casa, in-
dignato, disse al suo servo: “Va' subito per
le piazze e per i vicoli della città, e con-
ducí qui poveri e storpi e ciechi e zoppi”.
“Il servo tornò a riferire: “Signore, è
stato fatto come hai ordinato, ma c'è an-
cora posto”. “Rispose il padrone al ser-
vo: “Va' fuori, per le strade e lungo le
siepi, e sollecitali a entrare affinché la
mia casa si riempia.  Perché vi dico che
nessuno di quelli che erano stati invitati
gusterà mai più della mia cena” ››.

Altre condizioni per seguire Gesù
Lc 14, 25-35.
 * E  siccome molta gente andava con lui,
egli voltosi, disse loro: « " Se uno viene
a me e non odia suo padre e sua madre
e sua moglie e i suoi figli e fratelli e so-
relle e perfino la sua stessa vita, non può
essere mio discepolo. “E chi non porta
la sua croce e non viene dietro a me, non
può essere mio discepolo.
E chi di voi volendo edificare una tor-
re, non siede prima a calcolare la spesa,
se ha da poterla finire? Affinché, getta-
te le fondamenta e non potendo finire,
tutti quelli che vedono non si mettano a
deriderlo dicendo: “Quest'uomo ha co-
minciato a costruire e non ha potuto fini-
re”.
E quale re, partendo per muovere
guerra a un altro re, non si siede prima
ed esamina se può con diecimila [soldati]
affrontare chi con ventimila viene contro
di lui? Che se no, mentre quello è an-
cora lontano, gli manda avanti un'amba-
sciata, e gli chiede di trattare la pace.
Cosi, dunque, chiunque di voi non ri-
nunzia a tutto quello che ha, non può es-
sere mio discepolo.
“Buono e' il sale: ma se anche il sale
diventa insipido, con che gli si darà sa-
pore? Né per la terra, né per il concime
è buono, e lo si butta via. Chi ha orecchi
da intendere intenda! ››.

La parabola della pecorella smarrita
L¢ 15, 1-7.
 * Tutti i pubblicani e i peccatori s'affol~
lavano intorno a lui per udirlo; e ne
mormoravano i farisci e gli scribi dicen-
do: Costui accoglie i peccatori e mangia
insieme con essi. “Àllora eglì raccontò
questa parabola: Chi di voi avendo cen-
to pecore e ne perda una, non lascia le
novantanove nel deserto e va in cerca
della smarrita finché non la ritrova? ”E,
ritrovatala, non se la porta sulle spalle
tutto contento e, giunto a casa, chiama
gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegra-
tevi con me perché ho ritrovato la mia
pecora che avevo smarrita”. Così vi di-
co, vi sarà più gioia in cielo per un solo
pcccatore che si converta che per novan-
tanove giusti, i quali non hanno bisogno
di ravvedimento ››.

La parabola della dramma smarrita
Lc 15, 8~10.
* « O qual è quella donna, che avendo
dieci dramme e ne perde una, non accen-
de la lucerna, e spazza la casa, e cerca con
cura finché non la trova? °E, trovatala,
chiama le amiche e le vicine e dice loro:
“Rallegratevi con me, perché ho ritrovato
la dramma che avevo smarrita”  Così,
vi dico, è grande la gioia dinanzi agli an-
geli dí Dio per un peccatore che si pente ››.

La parabola del figlio prodigo
Lc. 15, 11-32.
* E continuò: «Un uomo aveva due fi~
gli. “Il più giovane disse il padre: “Pa-
dre, dammi la parte di eredità 'che mi
spetta”. E quegli spartì loro la sostanza.
Non molti giorni dopo, raccolto tutto, il
figlio più giovane emigrò in una regione
lontana, e là dissipò tutta la sua sostanza
vivendo dissolutamente.
“Dopo che ebbe dissiputo tutto, venne
una terribile carestia in quella regione. ed
egli si trovò in completa miseria. "Allora
si mise a servizio di uno degli abitanti
della regione che lo mandò nei suoi campi
a pascolare i porci. "Avrebbe voluto
riempirsi lo stomaco con le carrube che
i porci mangiavano, ma nessuno gliene
dava.
“Allora rientrato in se stesso disse:
“Quanti mercenari di mio padre abbon-
dano di pane, mentre io qui muoio di
fame!  Sorgerò e andrò da mio padre, e
gli dirò: Padre, ho peccato contro il cielo
e contro di te; "non son più degno d'es-
ser chiamato tuo figlio, trattami come uno
dei tuoi servi”. “E si mise in cammino,
e ritornò dal padre suo. E mentre ancora
stava lontano, suo padre lo vide e se ne
impietosì, e correndogli incontro, gli si
gettò al collo e lo baciò teneramente.
Gli disse allora il figlio: “Padre, ho pec-
cato contro il cielo e contro di te; non
son più degno di chiamarmi tuo figlio!”.
Ma il padre disse ai suoi servi: “Presto,
tirate fuori la veste migliore e indossate-
gliela, mettetegli un anello in dito e san-
dali ai piedi; “portate il vitello ingras-
sato, ammazzatelo e facciamo festa con
un banchetto, perché questo figlio mio
era morto ed è risorto, era perduto ed è
stato ritrovato”. E cominciarono a fare
festa. 
Frattanto il figlio maggiore era in
campagna: e ritornando, nell'avvicinarsi
alla casa, sentì musica e danze. Chiama-
to uno dei garzoni, domandò che cosa fos-
sc tutto questo. "E quello gli disse: “E
tornato tuo fratello, e tuo padre ha ucciso
il vitello grasso perché lo riebbe sano e
salvo”. “Allora si adirò e non voleva en-
trare.
Allora suo padre uscì fuori a pregarlo.
Mu egli dissie al padre: “Ecco, da tanti
anni io ti servo, né mai trasgredii un tuo
comando, e tu non mi desti mai neppure
un capretto per godermelo con i miei ami-
ci.  Ma, appena tornato codesto tuo fi-
glio che ha divorato Ie sue sostanze con
le prostitute, hai ammazzato per lui il
vitello ingrassato”. “Il padre gli disse:
“Figliolo, tu stai sempre con me, e tutte
le cose mie son tue. Ma bisognava far
festa e rallegrarsi, perché questo tuo fra-
tello era morto ed è risorto, era perduto
ed è stato ritrovato”. ››.

La parabola del fattore disonesto
Lc 16, 1-13.
* Diceva ancora ai suoi discepoli: « C'era
un uomo ricco che aveva un fattore, il
quale gli fu denunciato come dissipatore
del suo patrimonio.
Egli lo chiamò e gli disse: “Che cosa
sento dire di te? Rendi conto della tua
gestione, perché ormai tu non puoi più
rimanere come mio amministratore”.
Allora il fattore ragionò tra sé: “Che
farò ora che il mio padrone mi toglie la
amministrazione? Da zappare non ho for-
za, a mendicare mi vergogno. So ben io
quel che farò, perché quando sarò messo
fuori dalla fattoria, ci sia chi m'accolga
in casa sua”. E, chiamati a uno a uno 
debitori del suo padrone, disse al primo:
“Quanto devi al mio padrone?”. “Rispo-
se: “Cento barili d'olio. Ed egli: “Pren-
di il tuo contratto, presto siediti e scrivi
cinquanta”. Poi chiese a un altro: “E tu
quanto gli devi?”. Quello rispose: “Cento
misure di grano”. Ed egli: “Prendi ll tuo
contratto e scrivi ottanta”.
ll padrone lodò il fauttore disonesto.
perché aveva agito con accortezza. Perchè
i figli di questo mondo sono più avveduti
dei figli della luce nel trattare con i loro
simili. 'E io vi dico: usate il denaro del-
liquitå per farvi degli amici i quali vi
accolgono, quando esso verrà a mancare,
nei padiglioni eterni. Chi è fedele nelle
minime cose,è fedele anche nelle grandi,
chi è ingiusto nelle minime. Se dunque non
siete stati fedeli nelle ricchezze ingiuste,
chi vi affiderà la vera? E se non siete
stati fedeli in quello degli altri,chi vi
darà il vostro?Nessun servo può servire
a due padroni: infatti o odierà l'uno
e amerà l'altro,oppure si affezzionerà
all'uno e disprezzerà l'altro. Non
potete servire a Dio e a mammona.

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