L'amore e la speranza

L’amore e la speranza

Non vi è riposo per chi non lo trova in se stesso: Il cuore inquieto che cerca al di fuori, quella pace che non possiede nel suo interno, si crea una grande illusione. Qui non vi è la pace. Perché ti vuoi ingannare? Non vi è riposo se non nel seno di Dio; non vi è gioia se non nella coscienza pura. I piaceri distraggono, le passioni inebriano un istante; ma poi cosa rimane? E’ sovente quanta noia e quanta amarezza anche durante quel momento! Immaginate al contrario una felicità come quella che accompagna l’innocenza: che vi può essere quaggiù che più rassomigli al cielo, lo stato di un’anima distaccata dalla terra e tranquilla nelle mani di Dio, che già possiede con la speranza e con l’amore?
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Notte, tenebre e nebbia, fuggite: entra la luce, il sole di giustizia trasfigura ed accende l’universo in attesa. Con gioia pura ed umile, fra i canti e le preghiere, accogliamo il Signore. Salvatore dei poveri, e la gloria del tuo volto splenda su un mondo nuovo!
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O Dio salvatore, luce vera del mondo; accogli le primizie della nostra preghiera: Risveglia in noi la fede, la speranza, l’amore; dona pace e concordia e letizia perfetta. Lenisci con le lacrime la durezza dei cuori, accendi il desiderio della patria beata. A te sia gloria, o Dio, speranza delle genti.
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L’aurora inonda il cielo di una festa di luce, e riveste la terra di meraviglia nuova. Fugge l’ansia dai cuori, s’accende la speranza: emerge sopra il caos un’iride di pace. Così nel giorno ultimo l’umanità in attesa alzi il capo e contempli l’avvento del Signore.
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E’ così povero l’uomo, da non avere neppure un buon pensiero, un buon desiderio che non gli venga dall’alto. Da se stesso non può nulla, neanche desiderare di essere liberato dalla sua miseria., che egli non< conosce se non per mezzo di una luce soprannaturale. Se la divina misericordia non lo prevenisse, egli languirebbe in una perenne impotenza di ogni bene. Quanto più è abbondante dunque la grazia che gli è donata, tanto maggiore è il motivo di umiliarsi, comprendendo ciò che egli sarebbe senza di essa, ciò che egli è per la sua propria sostanza. Creatura insensata che ti inorgoglisci dei doni di Dio, che hai tu che non abbia ricevuto? E se hai ricevuto, perchè tanto orgoglio come se non avessi ricevuto? Bisogna che l’orgòglio si pieghi sotto questa parola, che l’uomo si umilii davanti a Colui che solo lo trae dall’abisso, dove lo avevà< precipitato la sua colpa. L’uomo non sì eleva che abbassandosi. Questo sentimento che ti umilia, invoca la grazia promessa agli umili con la quale tu sei rivestito della forza stessa del Signore. Quanta riconoscenza noi dobbiamo a questo Dio di bontà! E che gli daremo in cambio di tanti benefici?< Nella nostra indigenza, dobbiamo offrire tutto il nostro cuore, che però è quanto Egli domanda alla sua povera creatura. Che questo cuore gli appartenga almeno senza riserva; che niente lo divida; che esso non voglia e non gusta altro che Dio, viva unicamente del suo amore, e cominci così sulla terra quella mirabile unione, la quale formerà più tardi la nostra eterna felicità.
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Dio permette Dio permette che l’anima nostra qualche’ volta sia come abbandonata. Nessuna consolazione, nessuna luce; invece da ogni parte prove, tentazioni, angoscie; essa si crede vicina a soccombere, perchè non avverte più il braccio che la sostiene. Che dovrà fare , allora? Dovrà dire come Gesù: Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato?. E frattanto restarsene in pace nelle sofferenze e nelle tenebre, fino al declino alle ombre e rammarico, fino a che riappaia l’aurora d’un giorno novello . Questo stato è il più grande esercizio della fede; esso per l’anima è un’immagine della morte; fredda, senza movimento, apparentemente insensibile, l’anima è come rinchiusa nella tomba, e sembra non appartenga più a Dio che per un pizzico di volontà, di cui non è neppur sicura. Questo Dio lo può permettere per accentuare la fede.
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