Le Beatitudini evangeliche
Dopo le virtů teologali e morali,
e dei vizi capitali, il Catechismo fa una domanda:
Gesù Cristo ha raccomandato in particolare
qualche virtù morale?
Gesù Cristo ha raccomandato in particolare al-
cune virtù morali, le otto Beatitudini
evangeliche beato chi le esercita.
A completare quindi insieme le virtů e dei
vizi , sarà bene che diciamo qualche cosa alle cosi
dette Beatitudini evangeliche, esposte da Gesiù Cristo in quel
meraviglioso discorso che tenne sul monte (Matt. c. V), le
quali non sono ehe otto virtù morali, in cui si concentra,
l'essenza di tutta la dottrina evangelica.
Per i seguaci del mondo purtroppo le otto Beati-
tu evangeliche sono altrettanti cose
assurde e non le capiamo; perchè il mondo non intende
capire Gesù Cristo, e i suoi principî sono alquanto
opposti, a quelli del Vangelo, facendo con-
sistere la beatitudine dell'uomo non nell'esercizio della
virtů, ma nel godimento dei sensi e nelle soddisfazioni
materiali.
Noi però, inparando alla scuola del Vangelo, dob-
biamo ascoltare la parola di Gesù, nella convinzione di
trovare in essa la luce, il conforto, la salvezza.
L'argomento meriterebbe di essere trattato ampia-
mente, perchè è una miniera inesauribile di preziosi in-
segnamenti; dovendo restringere tutto
ci limitiamo ad una esposizione limitata delle
otto Beatitudini, nell'ordine stesso con cui uscirono dal-
le labbra divine del Redentore, fermandoci a qualche
riflessione più sostanziale.
Riflessione BEATITUDINI
Le otto virtù che il Signore Gesù Cristo esaltò in modo
speciale nel suo discorso sul monte, chiamando beati
quelli che le posseggono, sono queste: la povertà di
spirito, la mansuetudine, la pazienza nel dolore, l'amo-
re della giustizia, la misericordia, la purezza di cuore,
la pace, l'amore del bene sino a godere di esso che ci attira.
1' Beati i poveri di spirito, perchè di essi è il
regno dei cieli.
Ecco la prima beatitudine, ossia il primo salutare
documento datoci da Gesù il Maestro.
Ma che cosa si deve intendere per povertà di spirito?
Voleva forse Gesù Cristo condannare in modo as-
soluto le ricchezze e i beni del mondo? No. Egli non
intendeva parlare della povertà reale, ma della povertà
dello spirito, cioè del distacco del cuore dalle cose destinate
a cadere di questa terra, da tutto ciò che non è Dio, e
specialmente dall'ambizione e dalle cose.
Poveri di spirito dunque sono quelli anzitutto che
amano vivere nascosti e sconosciuti, non curandosi de-
gli onori, delle distinzioni e della stima del mondo. E
poveri di spirito sono poi tutti quelli che tengono il
loro cuore veramente staccato da tutti i beni terreni.
Sicchè davanti a Dio, come i poveri sono vera-
mente poveri in ispirito se accettano serenamente e pa-
zientemente il loro stato; cosi anche chi possiede molti beni
possono diventare poveri di spirito, qualora usino bene le
loro ricchezze secondo giustizia e in comunione alla virtů.
Ecco il significato delle parole di Gesù.
Egli voleva esortarci, se abbiamo molti beni, a farne un uso
cristiano delle ricchezze, servendocene a bene del pros-
simo e dell'anima nostra e non attaccandovi mai il no-
stro cuore ; se siamo poveri invece, ad accettare con
rassegnazione il nostro stato e vivere sottomessi alle di-
sposizioni della divina Provvidenza.
II grado più sublime di questa povertà è l'abban-
dono assoluto e la rinuncia volontaria dei propri beni
per amore di Gesù Cristo, come provarono molti santi,
che essendo ricchi per nascita, si fecero poveri per po-
ter servire meglio il Signore. Ma questa povertà è solo
un consiglio, non un precetto. Il precetto sta nel di-
stacco del cuore.
Ecco la povertà magnificata da Gesù Cristo come
generatrice di pace sulla terra e degna di una ricom-
pensa speciale nel regno dei cieli.
2° Beati i mansueti, perchè questi possederanno la
terra.
La seconda virtù proposta da Gesù il Maestro è
la mansuetudine.
Chi sono i mansueti?
Sono quelli che trattano il prossimo con dolcezza e
soffrono con pazienza e umanimità i difetti e i torti che
da esso ricevono, senza querele, risentimenti o vendette.
Oh! quanto è cara la dolcezza cristiana! Essa è il
profumo più soave della carità !
Gesù Cristo ha detto che questi fortunati diven-
teranno i padroni del mondo; ossia che acquisteranno
prima la piena esaltazione su di se stessi, e poi un gran-
de esaltazione anche sopra gli altri. Difatti il mansueto
per virtù ha ottenuto già il più assoluto dominio del
suo cuore e di tutto se stesso, perchè si è reso più forte
agli assalti potenti ed ai risentimenti dell'ira; ed è certo
di conquistare completamente anche il cuore degli altri,
mitigando e scongiurando in esso, come nel proprio,
l'impeto funesto delle passioni.
E chi non si sente attirato irresistibilmente e, di-
rei quasi, affascinato dall'incanto di un'anima dolce e
mansueta?
Fortunato chi ebbe in eredità questa bella virtù!
Più fortunato chi l'acquistò a prezzo di grandi sforzi!
Ambedue si possono chiamare veramente beati, perche'
saranno grandi non solo davanti a Dio, ma anche da-
vanti agli uomini.
3° Beati continua Gesù - quelli che piangono,
perchè saranno consolati.
Oh! quanti sono a questo mondo gli infelici
che piangono! Non per nulla questa terra vien chiamata
la valle delle lacrime. Da ogni parte noi ci voltiamo,
troviamo il dolore che in una forma o nell'altra ci af-
fligge e spreme dai nostri occhi lacrime di tenerezza e
di cordoglio.
Ma come, Gesù Cristo a
accordato la beatitudine col pianto?
Egli non ha inteso parlare della beatitudine ter-
restre, ma della beatitudine celeste, dove tutti i dolori
pazientemente sopportati avranno un'eterna mercede.
Non crediate però che Egli abbia voluto esal-
tare ogni sorta di dolori e di lagrime.
Vi sono le lagrime che hanno per causa le speranze
del mondo andate in fumo, i piaceri della terra falliti,
la perdita dei falsi beni di quaggiù, l'insofferenza dei
mali e' talvolta la rabbia e la disperazione. Queste la-
crime sono per lo meno inutili, quando non sono
di contrizione.
Le lagrime che Gesù Cristo chiama beate e a cui
ha promesso le sue sovrane consolazioni, sono le lacrime
di contrizione delle nostre colpe, le lacrime di peni-
tenza nella tolleranza virtuosa delle sofferenze ed av-
versità terrene, le lacrime che hanno per causa la spe-
ranza dell'eternità. Queste sono le lacrime che un gior-
no si cambieranno in giubilo! Questi i dolori che sa-
ranno un giorno consolati: consolati col perdono di Dio,
col possesso di Dio, col regno di Dio, ove non sarà più
nè lutto nè gemito, nè peccato nè pericolo di offendere
e di perdere il sommo Bene!
4° Beati quelli che hanno fame e sete della giu-
stizia, perchè saranno saziati.
Come è espressiva, immaginosa, e soprattutto piena
di alti insegnamenti questa quarta beatitudine procla-
mata da Gesù Cristo!
La giustizia qui è presa per amore al bene, alla
virtù, alla perfezione. Aver famne quindi e sete della
giustizia vuol dire desiderare ardentemente di crescere
sempre più nella grazia di Dio, nell'esercizio del bene
e di giungere alla perfezione cristiana. Come la fame
e la sete significano il desiderio ardente del cibo e della
bevanda, cosi l'anima che anela alla conquista della
virtù si dice famelica e sitibonda di giustizia.
E questa fame e sete dobbiamo averla tutti, perchè
tutti siamo chiamati a salire l'erta aspra ma luminosa
della cristiana perfezione.
Gesù ha detto: « Siate perfetti com'è perfetto il
vostro Padre che sta ne' cieli > (Matt. V, 48). II pro-
gresso adunque nel bene non è un consiglio, ma un
precetto; è una legge dello spirito, come il progress0
nelle cOse materiali è una legge di natura.
Se guardiamo il mondo materiale, vediamo che
tutto in esso progredisce sempre. Le arti, le lettere, le
scienze, i commnerci, davanti a cui si aprono orizzonti
nuovi e campi sempre più vasti. I popoli medesimi presi
tutti insieme, le nazioni, il mondo tutto si evolve verso
forme di vita più sviluppate e perfette. Solo dunque
dovrà rimanere stazionario il mondo interiore? Solo l'a-
nima non dovrà avere i suoi progressi nella santità, le
sue ascensioni verso Dio?
No! e Gesu' Cristo, il grande legislatore, ci ha an-
unciata questa legge dello spirito; anzi ci ha proposto
quale mèta da raggiungere il Padre stesso che sta nei
cieli, cosa dire una meta irraggiungibile a que-
sto mondo, appunto per invogliarci nel cammnino
della perfezione non dobbiano stancarci mai.
Noi beati Egli ha detto se arderemo
di questo desiderio! Esso troverà la su sazietà perfetta
nella soddisfazione intima della coscienza , e un
altro giorno nell'unione reale con Dio, che solo nel-
l'altra vita potremo raggiungere e possedere.
La misericordia è la virtu' che inclina a sol-
levare le miserie spirituali e corporali del nostro pros-
simo. Le forme per esercitare questa virtù, per
la bontà infinita di Dio, sono molteplici, come
molteplici sono le miserie del prossimo; così che
tutti possiamo , secondo le nostro forze, esercitarla.
stizia, perchè saranno saziati.
Come è espressiva, immaginosa, e soprattutto piena
di alti insegnamenti questa quarta beatitudine procla-
mata da Gesù Cristo!
La giustizia qui è presa per amore al bene, alla
virtù, alla perfezione. Aver famne quindi e sete della
giustizia vuol dire desiderare ardentemente di crescere
sempre più nella grazia di Dio, nell'esercizio del bene
e di giungere alla perfezione cristiana. Come la fame
e la sete significano il desiderio ardente del cibo e della
bevanda, cosi l'anima che anela alla conquista della
virtù si dice famelica e sitibonda di giustizia.
E questa fame e sete dobbiamo averla tutti, perchè
tutti siamo chiamati a salire l'erta aspra ma luminosa
della cristiana perfezione.
Gesù ha detto: « Siate perfetti com'è perfetto il
vostro Padre che sta ne' cieli > (Matt. V, 48). II pro-
gresso adunque nel bene non è un consiglio, ma un
precetto; è una legge dello spirito, come il progress0
nelle cOse materiali è una legge di natura.
Se guardiamo il mondo materiale, vediamo che
tutto in esso progredisce sempre. Le arti, le lettere, le
scienze, i commnerci, davanti a cui si aprono orizzonti
nuovi e campi sempre più vasti. I popoli medesimi presi
tutti insieme, le nazioni, il mondo tutto si evolve verso
forme di vita più sviluppate e perfette. Solo dunque
dovrà rimanere stazionario il mondo interiore? Solo l'a-
nima non dovrà avere i suoi progressi nella santità, le
sue ascensioni verso Dio?
No! e Gesu' Cristo, il grande legislatore, ci ha an-
unciata questa legge dello spirito; anzi ci ha proposto
quale mèta da raggiungere il Padre stesso che sta nei
cieli, cosa dire una meta irraggiungibile a que-
sto mondo, appunto per invogliarci nel cammnino
della perfezione non dobbiano stancarci mai.
Noi beati Egli ha detto se arderemo
di questo desiderio! Esso troverà la su sazietà perfetta
nella soddisfazione intima della coscienza , e un
altro giorno nell'unione reale con Dio, che solo nel-
l'altra vita potremo raggiungere e possedere.
La misericordia è la virtu' che inclina a sol-
levare le miserie spirituali e corporali del nostro pros-
simo. Le forme per esercitare questa virtù, per
la bontà infinita di Dio, sono molteplici, come
molteplici sono le miserie del prossimo; così che
tutti possiamo , secondo le nostro forze, esercitarla.
5° Beati i misericordiosi, perchè troveranno mise-
ricordia.
Se talora non possiamo sollevare i nostri fratelli
indigenti con mezzi materiali, elemosine, sussidi, presta-
zioni, fatiche, ecce.; possiamo però aiutarli sempre con la
correzione, con un consiglio, con un conforto e con altro,
con la compassione e con la preghiera.
E se il nostro cuore si inchinerà pietoso su coloro
che soffrono, Dio si inchinerà verso di noi e avrà pieta'
delle nostre miserie; cosi' non c'è altro che tocchi tan-
to il cuore del Padre celeste, quanto lo spettacolo della
fraterna carità. Egli con la sua msiericordia, che non co-
nosce limiti, esaudirà la nostra misericordia.
6° Beati i puri di cuore, perchè questi vedran-
no Dio.
Questa beatitudine è facile comprenderla. I puri
di cuore sono quelli che si preservano dal peccato e
abbandonano specialmente ogni sorta d'impurità.
E questi _ ha detto Gesù Cristo - avranno il
privilegio di vedere Dio.
E' un fatto che l”occhio dell°aninia, come quello
del corpo, non vede che la condizione di essere puris-
simo. Se qualche cosa lo ingomhra, distingue ogni
oggetto offuscato , non vede nulla.
Ora si sa che il vizio, e' specialmente 11 vizio im-
puro, solleva una densa nebbia davanti all,occhio del-
l'anima, sicchè essa non vede più nulla delle cose supe-
riori, non crede più nulla o quasi nulla, e finisce col per-
dere la fede.
Gli esempi che abbiamo sott'occhio sono tanti, che ci
dispensano da qualsiasi impurita' .
Il cuore puro invece trova facile e spontanea la
virtù della fede. Questa fiaccola risplende per lui lucente
e serena, perchè tutto gli parla di Dio e tutto lo invita
ad adorarlo ed amarlo.
E questa visione terrestre, necessariamente incom-
pleta, per quanto consolante, non è che il preludio e
il segno della visione chiara e perfetta che avrà un
giorno nel cielo.
Con ragione dunque Gesù ha detto: Beati i puri di
cuore, perchè vedranno Dio..
7° Beati i pacifici, perchè saranno chiamati i figli
di Dio.
Pacifici sono coloro che amano la pace e
studiano di conservarla con Dio, col prossimo e con se
stessi.
La pace con Dio è frutto della misericordia e man-
suetudine, di cui pure abbiamo detto. La pace invece
con noi stessi è il frutto dell'ordine che deve segnare
nel nostro cuore, in modo che tutto ciò che è inferiore
sia soggetto a ciò che è superiore, che il corpo serva al-
l'anima e che le varie facoltà dell°anima siano saggia-
mente armonizzate alle sue gtandi finalità.
Ed è di questa pace principalmente che Gesù qui
parla; perchè è questa pace soprattutto che rende l°uo-
mo padrone di sè, libero da ogni vincolo di passione,
pronto alla pratica della virtù, fiducioso pienamente in
Dio; quindi sereno sempre, impassibile di fronte a qua-
lunque evenienza, giulivo e contento.
Quindi è che questi pacifici sono chiamati
figli di Dio, perchè più degli altri -somiglianti a
Dio, che è il Dio della pace, ed a Gesù Cristo che è
detto il Principe della pace: Beati i pacifici,perchè
saranno chiamati i figli di Dio.
8° Beati - chiama infine Gesù - quelli che sof-
frono persecuzione per amor della giustizia perche di
questi è il regno dei cieli.
Questa ottava ed ultima beatitudine si può chia-
mare la sintesi e la conferma di tutte le altre: perchè
la persecuzione è come il suggello delle opere di Dio,
la prova che Dio medesimo dà per affermare l'autenti-
cità di ciò che viene dalle sue mani.
Molte sono le persecuzioni che Dio permette con-
tro di noi e che dobbiamo soffrire a questo mondo;
Gesù Cristo però qui parla segnatamente di quelle per-
secuzioni che si incontrano per la giustizia, vale a dire
per Lui, per la sua gloria, per non mancare al proprio
dovere, per non tradire la propria coscienza. Qui in-
fatti sta la giustizia del cristiano; e per questa giustizia
egli deve sopportare fortemente ogni disagio, ogni af-
fronto, ogni disprezzo che gli possa venire dal monclo.
E beato lui, se lo farà; poichè la ricompensa che
lo attende sarà immensa, incomparabile, -sarà un trono
gloriosissimo, un vero .regno lassù nel cielo.
Fu il pensiero di questo regno che animò i Martiri
ad affrontare serenamente ogni genere di supplizì; fu
esso che sostenne i santi nella via diffìcile del
disprezzo e del sacrificio!
Pensiamoci anche noi alle grandi parole di Cristo...
Quando gli uomini ci malediranno, ci perseguite-
ranno, ci caricheranno di ogni sorta di male,
per Lui; allora riteniamocì beati,
consoliamoci, esultiamo di gioia, perchè siamo diventati
meritevoli di una grande ricompensa presso Dio!
Gesù stesso dirà un giorno a noi, come una volta
ai discepoli: «Voi siete quelli che continuaste a stare
con me nelle mie tentazioni; ed io dispongo a favore
vostro del regno, come il Padre ne ha disposto a favore
mio! ›› (Luc. XXII, 28).
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