LA PERSEVERANZA cap. 2
Ma che cosa è questa grazia? in che consiste?
Possiamo rilevarne, se non la natura intrinseca, la
eccellenza, da ciò ch'essa opera in noi.
La grazia ci rende figli adottivi di Dio, e, unendoci
intimamente a Lui, ci fa partecipi della sua vita divina.
La grazia santificante ci rende anzitutto figli
adottivi di Dio.
Che cosa vuol dire ?
Significa che la grazia, infondendo nelle anime no-
stre una vita nuova, la vita soprannaturale, mediante
la quale noi veniamo incorporati a Gesù Cristo e di-
ventiamo sue nembra viventi, Dio per se stesso ci ac-
coglie e ci considera come suoi figli, fratelli di Gesù
Cristo, comunicandoci pure tutti i diritti inerenti a tale
figliuolanza divina.
Anche a questo mondo, quando uno adotta un figlio
che non è suo secondo natura, lo accoglie nella sua fa-
miglia, lo considera e lo tratta come un vero figlio, con-
ferendogli tutti i diritti della figliuolanza naturale, come
quello di portare il suo nome, di ricevere la sua eredità,
ecc. Oualcosa di simile fa Iddio con un'anima attraverso
l'azione della grazia: la santifica, la trasforma, la eleva
alla dignità come suo figlio e le accorda il diritto alla
sua eredità. In breve: se Gesu Cristo è il Figliuolo di
Dio per natura, noi per mezzo della grazia diventiamo
figli di Dio per adozione, cosi noi pure possiamo con
pieno diritto chiamarlo col dolce nome di Padre.
Ouesta verità è predicata da S. Paolo in tutte le
sue Lettere, ehe si possono chiamare una illustrazione
continua degli ineffabili mnisteri della grazia e della fi-
gliazione divina (v. Gal. IV, 4-7; Efes. I, 3-6; Giov. I.
12-13; Ep. I, 1 ecc.).
Ma siamo noi capaci di comprendere l'altissimo
onore, la dignità eminente che ci apporta questa fi-
gliuolanza divina?
cap 4
Questo onore
immensamente superiore, si verifica in noi quando en-
triamo nello stato di grazia. Allora siamo figli adottivi,
non di un re della terra, ma del Re del cielo: siamo
eredi non di un trono terreno, ma di un trono celeste.
Per questo il grande Papa San Leone scriveva ai
fedeli del suo tempo: < Riconosci, o cristiano, la tua
dignità! Divenuto partecipe della natura divina, non
ritornare con una condotta cattiva alla tua antica bas-
sezza! Ricordati di qual corpo tu sei membro e chi è
il tuo Capo! Ricordati che, strappato alla potenza delle
tenebre, sei stato trasferito nel regno della luce! >.
Ma non basta. Oltre che renderci figli adot-
tivi di Dio, anzi per questo, la grazia santificante opera
in noi una trasformazione meravigliosa, facendoci par-
tecipi della natura stessa di Dio e vivere della sua vita.
Ma occorre svolgere un po' questo concetto per capire
l'altezza a cui ci porta lo stato di grazia.
Dovete sapere che ci sono per l'anima nostra due
vite: la vita sua naturale, ricevuta nella ereazione e che
si esplica negli atti propri della sua natura come pen-
sare, volere,amare,ecc.
cap 5
La vita soprannaturale, che,senza distruggere
l'altra, la perfeziona, la eleva. la trasforma
in un essere superiore, dotato di bellezze, di
pregi e prerogative che la collocano addirittura in un
ordine divino: e questa è portata in noi dalla grazia.
La vita soprannaturale non è che una partecipazione
della natura stessa di Dio, come disse S.Pietro: è la
nostra incorporazione a Cristo, per cui viviamo, ci mo-
viamo, operiamo in Lui e per Lui: è insomma la vita
divina in noi.
Gesù stesso enunciò e spiegò questa verità con la
similitudine assai espressiva della vite e dei tralci, di-
cendo che come il tralcio non può vivere e fruttificare
se non è unito alla vite, cosi un'anima non può par-
tecipare della sua vita e fecondità in ordine a Dio, se
non rimane unita a Lui (v. Giov. XV).
La grazia santificante è un innesto di vita divina che viene
fatto sull'albero selvatico della nostra natura, per cui
l'anima umana acquista una bellezza tutta divina, un'at-
tività conforme a quella di Dio, diventa un vero e vivo
ritratto di Dio. In altri termini: è Dio che viene in noi,
e ci investe, è Dio che entra in noi, come la luce entra i noi,
è Dio che dà all'anima una forma divina, la divinizza,
e diventa la sua vita come l'anima è la vita del corpo.
cap 6
Questa verità, che sembra a
prima vista una pia esagerazione, con mille passi ,
specialmente di S. Pietro, di S. Paolo, di S. Gio
vanni e di Gesù stesso nel Vangelo, come quando disse
ai Giudei: < Sta scritto nei libri santi: Io ve l'ho detto,
voi siete altrettanti dei.
E potrei confermarla con la dottrina costante dei
Padri della Chiesa, che, parlando dell'Incarnazione,
mille e mille volte ripetono nei loro discorsi e nelle
omelie al popolo: Dio si è fatto uomo, perchè I'uomo
diventasse Dio . Ma per farvi rilevare un
momento la dignità sublime e la bellezza incomparabile
che apporta all'anima questa trasform azione operata
dalla grazia.
Basta ricordare le frasi estremamente affettuose
che Dio rivolge nella Scrittura all'anima
giusta. Non vi considero già come servi, ma amici! (Giov. XV, 15).
Voi siete i miei amici (ivi, 14). E
chiama le anime in grazia sue sorelle, sue spose, e di-
chiara di trovare in esse le sue vive compiacenze-
Basta pensare che vale assai più agli occhi di Dio
il minimo grado di grazia, che tutte le ricchezze e le
grandezze del mondo.
Basta riflettere che l'anima in grazia è il temnpio
vivo dello Spirito Santo, anzi un tabernacolo dove ri-
siede l'augustissima Trinità. Basta dire
che la grazia è la bellezza divina infusa nell'anima e
quindi l'anima in grazia è bella della stessa bellezza
cap 7
Bello l'universo, mirabile nelle sue opere la mente umana:
ma tutti questi spettacoli impallidiscono di fronte a
un'anima, fosse pure di una povera vecchierella, che
possa ripetere quello che diceva l'Apostolo: Non son
io che vivo, ma è Gesù Cristo che vive in me'. (Gal.
II, 20).
Un ufficinle,diceva a Napoleone: Sire! Voi siete il più
grande uomo del mondo . Era una adulazione, e nulla
più. Ecco invece un misero pezzente che muore in
una stamberga o in un ospedale col perdono di Dio,
Quegli è davanti al cielo la creatura più nobile e gran-
de, perchè muore con la grazia attinta dal cuore di Gesù,
muore possedendo la vita stessa di Dio.
L'eccellenza dello stato di grazia dovrebbe essere piu'
che abbastanza farcelo apprezzare al più alto grado
e persuaderci del dovere di conservarlo ad ogni costo.
Perchè vi sono tre motivi di rigorosa necessità che
ce' lo impongono, e sono: 1° ehe la grazia ci giustifica
davanti a Dio, cancellando i nostri peccati; 2° che essa
dà un valore soprannaturale alle opere nostre; 3° che
ci dà il diritto al Paradiso.
cap- 8
La grazia ci giustifica davanti a Dio. E vuol dire
che dal momento in cui essa entra in un'anima, per
prima cosa scaccia, cancella il peccato e infonde la san-
tità, sicchè l'anima passa dallo stato di colpa allo stato
di santità o di giustizia, si chiama giustificazione.
Come la luce non può stare con le tenebre, cosi
la grazia non sta col peccato, lo esclude di sua natura,
lo distrugge. Se essa è la vita divina dell'anima,
dev'essere quello di togliere tutto ciò che è ragione di peccato.
Puo lddio entrare in un cuore senza purificarlo
e santifcarlo?
Per questo i due sacramenti del Battesimo e della
Penitenza, che sono i mezzi ordinari per cui ci viene
comunicata la grazia, si chiamano sacramenti di
rigenerazione, in quanto per essi l'uomo
ottiene la remissione delle colpe ed è a nuova vita.
Ora, se soltanto la grazia può mantenerci puri e
giusti davanti a Dio, non avremo il dovere di conser-
varla alla massima cura, come pure di riacquistarla se
l'avessimo perduta?
cap-9-
Ecco, di più la grazia da un valore sopranna-
turale alle opere nostre.La grazia è la stessa vita
divina in noi. Dio che abita in noi, non solo, ma
investe la nostra anima, e agisce, opera con essa.
Ne viene di conseguenza che le opere buone fatte
da un uomo in grazia rivestono una bontà che non è
solo naturale, ma soprannaturale, acquistano
un valore divino.
Ebbene: l'uomo diventa completamente migliore; cosi le forze
naturali della nostra ragione e della nostra volontà, ve-
nendo a contatto con la grazia santificante, non si di-
struggono ma si trasformano in modo meraviglioso e ac-
quistano una perfezione tutta nuova e superiore
alla condizione loro naturale.
L' uomo che, senza la grazia è in peccato mortale,
e un altro che a la identica bontà essendo
in grazia di Dio. In apparenza le due azioni sono eguali,
ma in realtà il loro valore morale è immensamente di-
verso. Perchè la bontà del primo ha una bontà
puramente naturale, e quindi merita davanti a Dio una
ricompensa soltanto naturale; mentre la bontà del
secondo, partendo dallo stato di grazia e di unione
con Dio, acquista un pregio e merita un premio so-
prannaturale.
cap 10
Colui che è in grazia, non è più un
semplice uomo, è un uono divinizzato, è figlio di Dio:
e come l'atto di un uomno ha un valore solamente uma-
no, l'atto del figlio di Dio ha un valore divino.
Qui voi potete comprendere il tesoro immenso
di meriti per la vita eterna che puù accumulare chi
vive abitualmente in grazia di Dio, mentre tutti i suoi
atti interni ed esterni, anche i più indifferenti, quando
siano fatti col fine di piacere a Dio, diventano altret-
tanti titoli di acquisto o di accrescimento della gloria
del Paradiso. Al contrario potete valutare la perdita
colossale di quelli che fanno il bene in disgrazia di Dio,
perchè con tutte le loro preghiere, beneficenze, atti di
carità, privazioni, sacrifici, potranno al più avere
la grazia della conversione, quanto a merito si trove-
ranno un giorno davanti a Dio a mani vuote.
La sola grazia quindi ci da il diritto e ci fa
degni del Paradiso.
Ed ecco il motivo finale per cui dobbiamo gelo-
samente osservarla.
II Paradiso è l'eredità che spetta esclusivamente ai
figliuoli di Dio, i quali, dal momento che diventano tali,
ne acquistano il pieno diritto. Se figli di Dio
dice S. Paolo siete anche eredi, eredi di Dio e coe-
redi di Gesù Cristo (Rom. VII, 17). C'è di mezzo
la promessa solenne del Signore, il quale poteva benis-
simo non conferire la grazia santificante perchè essa è
un dono completamente gratuito, ma, conferita che sia,
dare il Paradiso a chi la possiede.
cap 11
D'altronde la gloria celeste non è che la continua-
zione radiosa della vita della grazia avuta prima, la qua-
le si trasforma lassù nella visione beatifica, ossia nel
possesso e godimento stesso di Dio, Questo è di portata
soprannaturale, e quindi non può essere
raggiunto e tenuto se non da chi è già elevato all'ordine
soprannaturale.
La grazia quindi è la chiave, la tessera indispen-
sabile per entrare nella vita eterna: solo chi muore in
grazia va in cielo; gli altri che non 1'hanno, fossero
grandi, potenti, forniti di tutte le onorificenze e
e onori umani, ne sono esclusi e condannati ine-
sorabilmente alla morte eterna. Chi non rimane in me
ha detto Gesù sarà gettato fuori come un ramo
secco che si raccoglie e si butta nel fuoco >
Se necessaria è la grazia di Dio per acqui-
stare dei meriti e poter entrare in cielo, accenniamo
ai mezzi per conservarla e perseverare in essa.
Sono specialmente tre:
Primo mezzo indispensabile: la preghiera.
N. S. Gesù Cristo ha detto che senza di lui non
possiamo far nulla, e quindi ci esorta, ci comanda di
domandare assiduamente il suo aiuto.
Egli ci ha meritato il dono della
grazia, ma per darcelo ha posto una condizione: che
lo preghiamo. Vogliamo quindi perseverare nella grazia
di Dio in mezzo ai contrasti che ci muovono di continuo
i nemici del nostro bene? Non lasciamo di pregare spes-
so e bene, perchè la preghiera è il filo prezioso che ci
tiene in comunicazione con Dio e attraverso il quale Dio
trasmette in noi tesori di virtù e di fortezza eristiana.
Chi prega si salva diceva il grande moralista
S. Alfonso e chi non prega si danna.
cap 12
Secondo mezzo: la frequenza dei Sacramenti.
Questi sono i mistici canali per cui il Signore ci
comunica il dono della grazia e lo mantiene
nel suo alto valore e custodirla gelosamente come il più
grande tesoro di questo mondo.
Vedete con quanta cura le persone custodiscono
gli oggetti preziosi?
Vorremmo noi commettere la stoltezza di far
ogetto di un valore cosi inestimabile, qual'è la grazia di
Dio, per capriccio di passione, per una soddisfazione
momentanea, per un piacere effimero?
.
Non succeda a noi un altro giorno d'imprecare alla
nostra stoltezza di avere rinunciato alla dignità e ai di-
ritti di figli di Dio per un po di roba o di piacere,
e di aver cambiato cosi il cielo coll'inferno! Guai! La
nostra disperazione sarebbe senza fine.
Teniamo sempre alla nostra nobiltà divina, a costo
di qualunque privazione, di qualunque lotta o sacrificio!
E' essa che valorizza la nostra vita davanti a Dio, la
impreziosisce e le prepara la trasformazione suprema
alla gloria celeste.
Se avremo custodito gelosamente
il tesoro della grazia. Quando il fragile vaso di terra,
che è il nostro corpo, si spezzerà nella notte della mor-
te, risplenderà la lampada dell'anima nostra, accesa di
splendore dalla grazia di Dio; il demonio sarà scon-
fitto e, canteremo vittoria.
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